Fonte: Donne in Nero Napoli

IRA Mauritania – Ufficio Italia, Associazione di Promozione Sociale

Missione in Mauritania 3 – 11 Marzo 2012

 

Un’ampia documentazione, oltre duemila fotografie, più di sei ore di riprese video, sette le realtà sociali protagoniste degli incontri di informazione e scambio, cinque le destinazioni in cui  è stata condotta l’azione di monitoraggio: questo il bilancio in cifre della missione di solidarietà, monitoraggio e rete che la delegazione dell’Associazione di Promozione Sociale IRA Mauritania Ufficio Italia ha realizzato in Mauritania, nel cuore dell’Africa Occidentale tra il 3 e l’11 Marzo scorsi.

La delegazione, composta di 11 persone, in prevalenza donne, tutte/i membri dell’ufficio italiano e tutte/i esperte/i operatori/rici di pace, attiviste/i per i diritti umani ed osservatori/rici internazionali, ha potuto così sviluppare una ricca documentazione sulla situazione dei diritti umani e, in particolare, sulle forme della moderna schiavitù, tuttora in vigore nel Paese, nonostante l’approvazione di una legge, la 048 del 2007, che ha formalmente reso penale il crimine di schiavitù.

Quale ufficio nazionale dell’associazione, la delegazione ha preso attivamente parte ai lavori del secondo congresso di IRA Mauritania, tenutosi a Nouakchott, tra il 5 e il 6 Marzo ed inaugurato da Biram dah Ould Abeid, protagonista della lotta contro la schiavitù, riconfermato presidente e nuovamente invitato in Italia – dopo il giro di conferenze ed incontri del Dicembre 2011, tra cui quello con il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris – per i lavori del meeting internazionale con i leader e le/gli attiviste/i dei Sud del mondo, in corso di organizzazione da parte del Comune di Napoli.

Non solo sostegno alla lotta pacifica, democratica e nonviolenta, per i diritti umani e la liberazione, formale e sostanziale, dalla schiavitù, dunque, ma anche incontri di conoscenza e di rete con le altre realtà attive per la promozione dei diritti umani nel Paese, tra cui, in particolare, SOS Esclave, storica organizzazione anti-schiavista, l’Associazione Mauritana per i Diritti Umani (AMDH), l’Associazione Mauritana delle Donne Capo-Famiglia (AMFCF), che ha organizzato una fiera-evento a Nouakchott e preso parte alla manifestazione indetta nella capitale in occasione della giornata internazionale della donna dell’ 8 Marzo. Non meno importanti gli scambi con gli attivisti dell’associazione di solidarietà con il popolo Saharawi e dell’Unione delle Forze Sociali, che sta, proprio in queste settimane, promuovendo la costituzione di un partito politico a sostegno della causa abrogazionista rilanciata dal movimento di Biram dah Abeid.  È appena il caso di ricordare, a proposito, che la sigla IRA sta proprio per Iniziativa per la Rinascita del movimento Abrogazionista in Mauritania.

Infine, la componente più densa, drammatica ed emozionante al tempo stesso, del programma di missione, con la visita a Judril Mohagunes, villaggio natale di Biram dove la resistenza antischiavista ha vinto, costringendo gli schiavisti a ritirarsi dal territorio. In più, il monitoraggio condotto a Charga, Tighint e M’balal, nella regione di Trarza, in cui la spettacolarità degli scenari naturali al limite del deserto ha fatto da sfondo alle drammatiche testimonianze rese dalle donne dei villaggi e dagli anziani delle comunità, che hanno narrato della condizione di schiavitù alla quale sono costretti da parte dei padroni delle terre. Impossibile per loro vedere riconosciuti alcuni diritti fondamentali: lavorare la terra che da sempre abitano, accedere alle strutture sanitarie, alle scuole, al cibo, a condizioni di vita soddisfacenti, in una parola, umane. Persino prendere visione dei documenti che li riguardano è tabù.

Il lavoro che la comunità internazionale e le forze di società civile sono dunque chiamate ad intraprendere è gravoso ma inderogabile: portare sotto la luce dell’attenzione pubblica ed istituzionale il caso della Mauritania, il suo controverso scenario politico e la sua disastrosa situazione umanitaria, e non lasciare sole le comunità haratin, le più povere tra le popolazioni nero-africane che abitano il Paese e che subiscono, a generazioni di distanza, il retaggio della dominazione e del padronato da parte delle élite maure di discendenza arabo-berbera. Un cono d’ombra cui va restituita la dovuta attenzione, per spezzare la catena dello schiavismo ed alimentare il lavoro dei difensori dei diritti umani, per la nonviolenza e la democrazia.