Sesta Edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di NapoliSi apre con la proiezione di “Terrapromessa“, un documentario di Mario Leombruno e Luca Romano, prodotto per il VI Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, la celebrazione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani a Giugliano in Campania dove, nello storico Palazzo Palumbo, la comunità Rom ha esposto e discusso la propria situazione di sopravvivenza a Masseria del Pozzo, a ridosso di una delle discariche dei veleni più pericolose del territorio nazionale. Presente in sala anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Gaetano Daniele, dirigenti dell’ASL Napoli Nord 2 e il Commissario alle Bonifiche dell’area giuglianese, Mario de Biase.

Aprendo i lavori, Maurizio Del Bufalo ha subito ricordato che la volontà del gruppo di lavoro del Festival è «raccogliere documenti da sottoporre all’attenzione della Commissione dei Diritti Umani del Senato con la quale ci incontreremo a breve».

Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano impegnato da tempo sulla questione Rom, ha affermato che il rispetto dei Diritti Umani deve partire da quello per la Madre Terra e se la popolazione di Giugliano non sente di essere sulla stessa barca della comunità Rom a causa dell’oltraggio perpetrato alla Terra, da questa situazione non se ne può venire fuori. «Il Comune – ha ricordato padre Alex – aveva a disposizione un milione e mezzo di euro per ospitare i Rom di Giugliano. Ha scelto però di spenderne meno di un terzo per sistemarli a Masseria del Pozzo perché, come dice Luca a proposito della nascita di Gesù, “non c’era posto per loro”».

L’intervento di Nuria Seferovic, uno degli esponenti della comunità di Masseria del Pozzo, ha invece colto l’invito del Festival e auspicato per i suoi figli un futuro migliore. A lui è spettato il compito di introdurre indirettamente il fotoreportage realizzato da Maria Di Pietro per documentare alcune evidenze comparse sulla pelle dei bambini del campo e che destano preoccupazione.

L’Asl Napoli 2, rappresentata dalla sociologa Cristina Harrison, ha fornito poi alcuni dati emersi dall’osservazione nel tempo della comunità Rom di Giugliano: il 62% è formato da minori, per lo più non scolarizzati. Di questi, il 41% non ha alcun tipo di copertura sanitaria e solo il 2% è seguito da un medico pediatra mentre il 51% non ha neppure ricevuto le vaccinazioni obbligatorie. «Per noi – ha affermato la Harrison – è fondamentale la collaborazione con le Associazioni, in quanto le risorse umane a disposizione dell’Ente sono davvero poche per fronteggiare tali situazioni».

A chiudere il ciclo di interventi istituzionali, è intervenuto il Commissario alle Bonifiche per Giugliano e Castelvolturno, Mario De Biase, il quale ha inteso sottolineare che sono state avviate le gare per la messa in sicurezza delle falde acquifere. «Eppure – ha detto De Biase – già prima dell’istituzione del campo era noto che esso si trovasse direttamente nella discarica. Al confine con il campo c’è una delle tre aree dichiarate ora ufficialmente contaminate ma era già risaputo che la falda fosse inquinata. Qui siamo molto al di sotto di ogni possibile tutela di diritti umani ma questo non può diventare l’alibi per non far valere i normali diritti e doveri di un cittadino anche per la comunità Rom».

Al dibattito hanno partecipato inoltre Nuccio Barillà, dirigente nazionale di Legambiente, una rappresentanza di Ciarapanì, cooperativa di Lamezia Terme, e della Kumpania di Scampia  e una cospicua parte della comunità Rom di Giugliano, la quale ha espresso il desiderio di una migliore accoglienza ma soprattutto di una auspicale autodeterminazione per il proprio futuro.

Gli esperti legali del gruppo di lavoro del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli hanno infine presentato il proprio esame del caso da cui si è dimostrato che un regolamento prevedeva che il campo di Masseria del Pozzo non potesse durare per più di otto mesi e che tale tempo è scaduto a fine novembre 2013. Visti poi i soldi a disposizione, si comprende che la volontà discriminatoria è evidente nelle vie intraprese per determinare la sistemazione della comunità. Un’azione legale o comunque una reazione civica è dunque assolutamente possibile, oltre che urgente.

Il Festival continuerà ad animare, nelle prossime settimane, il percorso di denuncia ed informazione appena avviato, mantenendo il consenso delle associazioni e della comunità residente nel campo di Masseria del Pozzo, cercando anche il contributo delle Istituzioni e del Governo. Un primo passo è stato compiuto, mettendo insieme le competenze e le volontà di molti attori di questa storia che non è solo un dramma dei Rom, ma di tutta la comunità giuglianese.