“DIRITTI IN GINOCCHIO – Pandemia, Sovranismi e Nuove Discriminazioni”
XII edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli
Novembre 2020

E’ cominciato il lungo cammino del XII Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, Edizione 2020.

Il titolo di quest’anno, “DIRITTI IN GINOCCHIO”, evoca un episodio di abuso di potere, legato alla vicenda di un cittadino americano, George Floyd, crudelmente ucciso da un agente di polizia che lo ha immobilizzato con la pressione del ginocchio sul collo dopo averlo immobilizzato e ammanettato, per un presunto reato di contraffazione di valuta. Floyd aveva pagato un pacchetto di sigarette con una banconota, ritenuta falsa dal negoziante, che si era rivolto alla polizia. La sua morte in diretta ha fatto il giro del mondo, indignando milioni di persone come lui, semplici ed indifese davanti allo strapotere delle armi e dell’ordine pubblico.

Abbiamo voluto ricordare con questo titolo non soltanto l’episodio di inaudita violenza che si è verificato in una città, Minneapolis, degli Stati Uniti, un Paese che non riesce a superare la piaga del razzismo verso i suoi stessi cittadini (Floyd era un nero americano), ma anche per riflettere sulla recrudescenza di nuovi fascismi, settarismi e altre forme di diseguaglianza che attraversano il Pianeta ogni anno di più, persino accentuate dalla pandemia da Coronavirus che sta fermando il mondo da molti mesi, limitando e comprimendo libertà essenziali e diritti fondamentali.

Il Festival si ripropone nel mese di Novembre, come sempre, per offrire una panoramica delle condizioni dei Diritti Umani in alcune aree emblematiche del mondo, come India, Malesia, Palestina, Siria e anche di parte dell’Europa e del nostro Paese, perché il modello di sviluppo capitalistico stavolta, con la diffusione del virus Covid19, sembra avere toccato il limite estremo di tolleranza consentito nel rapporto tra uomo e ambiente. Da anni, gli attivisti che contestano il vigente sistema di sfruttamento delle risorse umane e naturali, stanno indicando il punto di non ritorno di questa strategia irresponsabile e anche il nostro Festival, non soltanto con l’edizione 2019 (“Il clima che verrà”) dedicata al cambiamento climatico, ma anche con molte denunce relative all’odio e all’intolleranza emerse nei Paesi occidentali, sta mostrando come tutti gli indicatori politici e sociali ci avvertano dell’insostenibilità del nostro modo di vivere e di essere umani.

Quest’anno proveremo a ragionare sul corpo umano, offeso dalla pandemia e dalle misure di lockdown, cercando di capire come in nome della salute pubblica”, le istituzioni hanno ignorato buona parte della salute psichica, individuale e collettiva, e sul lavoro che viene offerto, trascurando ciò che è la radice del problema, cioè il rapporto malato tra noi e l’ambiente che ci circonda, la scarsa considerazione che abbiamo per i nostri simili più deboli e per il concetto di pace e convivenza che dovrebbe ispirare le nostre scelte di cooperazione tra simili, piuttosto che indurci ad una competizione sfrenata in ogni ambito della vita quotidiana.

Tutto questo troverà ospitalità in una manifestazione di 10 giorni che si svolgerà prevalentemente on line, in uno scenario ancora oggi difficilmente prevedibile per l’espandersi di nuove fasi di pandemia attese in autunno, ma anche nella consapevolezza di dover urgentemente cogliere questa emergenza per fermare la deriva umana e sociale che il modello di sviluppo dominante sta generando da molti anni.

L’emergenza oggi ha toccato la carne viva della nostra società e questo non è solo un dato tecnico, ma profondamente politico, su cui discutere insieme, con le parti più attente della nostra società, della nostra città, dei quartieri e dei gruppi che ci seguono nel mondo, con la parte più sana e responsabile dell’associazionismo italiano e internazionale. Saranno questi temi che animeranno il nostro lavoro per tutto il 2021, con studenti, associazioni, circoli cinefili e gruppi d’azione.

Anche il nostro format tradizionale si adeguerà a questo momento eccezionale e speriamo che questa novità possa piacere a tanti che vorranno seguirci, con immutata attenzione verso i giovani, i filmmaker coraggiosi, gli attivisti e verso chi sfida anche la legge per affermare il senso dell’Umano. Ci chiederemo cosa è accaduto nelle carceri d’Italia nelle manifestazioni di protesta e cosa sta cambiando nella scuola, nelle forme incompiute del lavoro che viene offerto alle giovani generazioni. A conclusione del nostro viaggio, una parentesi sarà dedicata al racconto delle migrazioni, facendo leva sull’esperienza della Cooperativa sociale Dedalus di Napoli con cui collaboreremo per analizzare stigmi e discriminazioni legate alla presenza dei giovani migranti e al loro prezioso ruolo nella nostra società.

Parleremo di Diritti in molti modi, sempre col cinema e con i testimoni dei nostri film, con l’aiuto delle tecnologie satellitari e delle comunicazioni globali.

L’omino del nostro storico logo, che vedete nel bozzetto di quest’anno, ancora una volta dono della designer Annella Papa, è un omino in gabbia, ma quasi libero per effetto di una colomba che raffigura la natura e che corre in suo aiuto.

E’ un invito discreto ed elegante a raccogliere i segnali d’allarme, finchè ci sarà tempo.

Benvenuti al XII Festival, benvenuti a Napoli, Capitale dei Diritti Umani.