“La semplicità, la nonviolenza, l’innocenza, sono armi strapotenti. L’innocenza confonderà sempre il malvagio; di questo sono assolutamente convinto, e in questa epoca possiamo dire di averne avuto un esempio clamoroso nel Gandhismo. Questa è una delle grandi rivoluzioni che si sono compiute in questo secolo usando l’arma della nonviolenza, dell’innocenza, del candore.” 

Si è conclusa con questa citazione di Roberto Rossellini (Renzo Rossellini, Osvaldo Contenti, Chat room Roberto Rossellini, Roma, Luca Sossella editore, 2002, p. 79.), scelta da Valentina Ripa, la prima parte dell’ultima serata dell’VIII edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.
Una serata difficile da gestire dopo gli attentati a Parigi del 13 novembre 2015, ricca però di incontri che hanno permesso di riflettere su ciò che sta succedendo anche nel cuore dell’Europa senza dimenticare che esistono realtà che i media, da sempre, preferiscono non raccontare.
Questo è in effetti ciò che da otto edizioni e dieci anni cerca di fare il Festival del Cinema dei Diritti Umani: mostrare l’altra faccia della luna, perché quella visibile non basta più.
Sabato scorso, dopo considerazioni sul cinema di Roberto Rossellini fatte attraverso spezzoni di una sua intervista intervallata (in assenza, purtroppo, di suo figlio Renzo) da riflessioni di Valentina Ripa, Maurizio Del Bufalo e Jorge Denti, grazie a questa particolare kermesse di Cinema, i presenti in sala hanno viaggiato fino a Buenos Aires.
In anteprima mondiale, infatti, è stato presentato il lungometraggio: “Ni un pibe menos”, documentario del regista napoletano Antonio Manco realizzato in due anni di riprese trascorsi in quelle che vengono chiamate le “villas miserias”.
Sullo schermo del Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Napoli è stata proiettata la storia di Kevin, un bambino nato nel posto sbagliato, il cui futuro è stato troncato da uno sparo, e la semi sconosciuta, ma straordinaria realtà della rivista “Garganta Poderosa”, che cerca di rendere presente il futuro degli altri bambini.
E così, grazie al lavoro del regista è stato possibile notare che in questo lato nascosto di luna ci sono molte analogie tra Buenos Aires e Napoli. Di queste ultime han poi discusso lo stesso regista insieme con Giovanni Carbone e lo scrittore Paolo Miggiano che ha presentato al pubblico il suo ultimo libro “Ali spezzate” basato sulla storia di un altro Kevin, un’altra bambina nata nel posto sbagliato: la napoletana Annalisa Durante, uccisa dieci anni fa in una sparatoria avvenuta in pieno giorno nel suo quartiere.
A chiudere questa ‘maratona’ di storie ed emozioni, le premiazioni dei film in concorso quest’anno.
Attraverso cinema e narrativa, nell’ultima difficile serata dell’VIII edizione si è cercato di far luce su ombre e silenzi e di guardare il mondo cercando di attraversarlo da un capo all’altro.
Questo è concretamente il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. Un Festival che resiste e che può racchiudersi in una frase di Eduardo Galeano scritta su una delle pareti della redazione della Garganta ripresa dall’attenta telecamera di Antonio Manco: siamo ciò che facciamo per cambiare ciò che siamo.