buon compleanno Faber 2019Sbaglia chi pensa che Buon Compleanno Faber (BCF) sia solo un modo per ricordare una delle voci più amate della canzone italiana, o, meglio, del panorama culturale nazionale, Fabrizio de Andrè, Faber appunto. C’è da restare sorpresi dall’ ampiezza di orizzonti e dalla disarmante sobrietà di questo appuntamento cagliaritano di cui ho conosciuto e apprezzato i promotori, Marco Asunis e Gerardo Ferrara, e tutto il gruppo di animatori e autori. C’è musica, certo, e pure il desiderio di intercettare nuove tendenze popolari ma c’è tanta passione sociale e desiderio di far rivivere la migliore memoria dei nostri anni, da nord e sud, per amore della cultura e della solidarietà.

Dopo aver incontrato Marco Asunis a Napoli, in occasione della giornata per Emergency del X Festival del Cinema dei Diritti Umani, ci eravamo dati appuntamento a Cagliari, per questa edizione speciale di BCF dedicata a Riace e a Domenico Lucano, due icone che, per noi del Festival partenopeo, sono stelle fisse da sempre. Abbiamo scelto di essere presenti alla manifestazione per parlare dell’attacco che il Governo e le Istituzioni di ogni ordine e grado stanno conducendo contro lo spirito cristallino del progetto di ospitalità condotto a Riace, da venti anni, perché quello a cui stiamo assistendo è paradossale, quasi surreale, se non fosse drammaticamente vero. E’ incredibile dover ribadire che Domenico Lucano, solo e coraggioso in una terra popolata da molte “anime nere”, sia vittima palese di una persecuzione ideologica per avere praticato l’accoglienza e la solidarietà per migranti e profughi che rischiano la propria esistenza tra i flutti di un mare patrigno che li separa dall’Europa.

Questo atteggiamento umano, ancorché misericordioso, in Italia viene perseguito a termini di legge con il plauso di una consistente parte dell’opinione pubblica mentre noi altri, cittadini stupiti di un Paese oltraggiato quotidianamente da mafie e poteri occulti, ci rifiutiamo di applaudire chi applica i principi che negano i fondamenti della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Come si può accettare che Ministro, forze dell’ordine e Magistratura perseguano con tanta convinzione un uomo solo, accampando miserabili cavilli giudiziari e ammettendo, al tempo stesso, che nessun interesse privato egli abbia mai prodotto? A cosa si sono ridotte la legge e il diritto nel nostro Paese, a stroncare chi difende l’umanità ad ogni costo anche sfidando i limiti della legge?

Ecco dunque che la nostra partecipazione a BCF 2019 ci ha dato modo di ribadire la nostra adesione incondizionata a questa idea di umanità rappresentata da Riace e da Domenico Lucano, contro, se così si può dire, la legalità formale dello Stato, dei suoi Ministri, dei suoi Magistrati e Prefetti inflessibili garanti della Norma. E per difendere questo straordinario esempio di umanità abbiamo scelto un film (siamo un Festival di cinema, no?), “Terre impure”, che racconta la storia di due sindache calabresi, donne coraggiose ed illuminate, che hanno dovuto soccombere ad un attacco diffamatorio condotto sul filo della più assoluta legalità. La lezione finale, stando alle circostanze raccontate dal film di Raffaella Cosentino, anch’essa donna calabrese e valente giornalista, è che le persone che hanno accusato le due sindache sono state arrestate e processate, ma questo non ha impedito che le carriere politiche delle due donne siano state sacrificate alla più rigorosa obbedienza alla Norma. Insomma, Carolina Girasole ed Elisabetta Tripodi (questi i nomi delle sindache di Isola capo Rizzuto e Rosarno), sono state immolate sull’altare di un processo indiziario, cancellando due amministrazioni antimafia in un’area ad altissima densità criminale, raggiungendo lo scopo che le organizzazioni criminali si erano prefisse. E’ triste dirlo, ma le mafie hanno appreso la lezione della legalità e l’hanno piegata a propri fini, evitando l’uso della forza e della lupara che oggi non va più di moda. Poco conta che le accuse principali mosse alle due protagoniste del film vengano poi confutate e che persino le intercettazioni, alla fine, siano risultate trascritte in modo infedele; conta che i nemici della mafia sono stati neutralizzati, a suon di legalità, e questo fa venire i brividi perché la storia continua e si ripete.

Il caso delle due sindache, infatti, è stato antesignano del destino di Domenico Lucano, bloccato ed esautorato dalla sua funzione nel momento più pregnante della sua carriera politica ed istituzionale, proprio quando la campagna anti-migranti, condotta dalle destre politiche in tutta Europa, ha raggiunto l’apice, sostenuta dal rifiorire di razzismi e intolleranze che sembravano confinati nel Novecento.

Anche qui le accuse mosse a Lucano sono apparse da subito inconsistenti, ma sono bastate a fermare il delicato processo di innovazione istituzionale di cui Domenico è stato protagonista nel suo piccolo paese calabrese, dal 1998 ad oggi. Davanti a frammenti di intercettazioni telefoniche su presunti matrimoni combinati tra migranti e italiani, cadono di colpo venti anni di lotta e di sacrifici che hanno mostrato alcune verità evidenti: i migranti sono indispensabili alla crescita e alla rivitalizzazione delle nostre aree interne del Sud, le migrazioni sono inarrestabili e indispensabili nel mondo globale in cui viviamo e, infine, nessuno ha saputo spendere meglio di Lucano i fondi europei per l’accoglienza e l’integrazione, interpretando con rara umanità il senso della nostra legge più alta, la Costituzione.

Ecco dunque il valore della testimonianza del film di Raffaella Cosentino e il senso che ci ha portato a discuterne a BCF 2019. Dobbiamo vigilare perché non è la prima volta che lo Stato e il Diritto tentano di divorare, attraverso la burocrazia, i propri figli migliori, eppure la lotta non si ferma e la speranza non deve morire.

E a Riace, contrariamente al caso delle due sindache protagoniste del film della Cosentino, il finale sarà diverso perché in queste settimane è nata la Fondazione “E’ stato il vento” che proseguirà, sostenuta dalle risorse di migliaia di persone libere, l’opera dello Sprar che Lucano ha guidato con passione dal 2004 ad oggi. Questo è l’epilogo più bello della storia che abbiamo raccontato a Cagliari, di cui tutti noi ci sentiamo parte, perché amiamo il prossimo e il nostro Paese che non ha bisogno di eroi, ma di fedeli, umili e coraggiosi servitori.

Maurizio Del Bufalo, Diari di Cineclub del 1 Aprile 2019