L'omino simbolo del Festival del Cinema dei Diritti di NapoliPer la prima volta, il Festival del Cinema dei Diritti Umani si è affidato, alle parole di un libro per fare luce nel buio che avvolge luoghi rimossi dalla coscienza collettiva. Ieri, al PAN è stato presentato il volume “Cronache da un manicomio criminale” di Dario Stefano Dell’ Aquila e Antonio Esposito che raccoglie, sotto forma di racconto, quasi una sceneggiatura cinematografica, la vicenda scaturita dalla denuncia di un internato nel manicomio di Aversa negli anni Settanta. Un libro che Giovanni Carbone, curatore per il Festival dell’incontro, ha definito necessario. Necessario  per comprendere le vicende attuali legate ai sei ex manicomi criminali, ora denominati OPG, ancora attivi in Italia. Quegli OPG, cosi tragicamente uguali nella loro inumana essenza al manicomio di Aversa descritto dal recluso Aldo Trivini quaranta anni fa. Secondo quanto stabilito a seguito delle risultanze dalla commissione parlamentare Marino, dovrebbero essere chiusi definitivamente entro aprile 2014, atteso che il termine previsto per marzo 2013 è stato prorogato.

Ma quale il futuro di questi luoghi, quale il futuro dei loro “ospiti”? Se ne è discusso a lungo grazie alle preziose testimonianze degli autori, di Assunta Signorelli, dirigente del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste e Franco Schiaffo, criminologo e docente presso l’Università di Salerno. La riproposta del memoriale di Aldo Trivini, da parte degli autori, ha restituito la denuncia degli abusi, l’isolamento prolungato, le lunghe ore passate su letti di contenzione, le percosse  con una lucidità e una dignità umana sorprendenti. A quella coraggiosa denuncia seguì un processo che portò alla condanna dei responsabili delle condizioni disumane, ma non al risarcimento per i trattamenti inumani e degradanti patiti.

Gli  internati di una OPG, come ha sottolineato Assunta Signorelli, perdono di fatto l’esercizio dei diritti giuridici fondamentali. L’attribuzione della incapacità di intendere e di volere di un imputato, riconosciuta da una perizia psichiatrica, determina la mancanza di un reale processo, e quindi di una reale possibilità di difesa, ma soprattutto mina l’elemento della certezza della pena. A causa della misura di sicurezza vigente nel nostro codice penale,  le detenzioni di un condannato presso OPG sono prorogabili a tempo indeterminato, salvo diversa indicazione da parte di un giudice. Veri e propri “ergastoli bianchi”.

La lunga esperienza sul campo rievocata al PAN da Assunta Signorelli  – dalla collaborazione con Franco Basaglia al suo attuale incarico a Trieste – ha offerto spunti di  autorevole conferma a quanto denunciato dagli autori.

Anche il criminologo Franco Schiaffo ha riconosciuto la drammatica attualità del volume “Cronache da un manicomio criminale” ed ha espresso le sue perplessità circa la polverizzazione degli OPG in REMS (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria) che si candidano a divenire nuovi luoghi di istituzione della violenza..

Particolare emozione hanno suscitato le toccanti immagini dal manicomio criminale di Aversa che Trivini riuscì a registrare grazie ad un super8 introdotto clandestinamente nella struttura. Antonio Esposito si è incaricato di commentarle ricostruendo il senso della ricerca condotta. Esposito ha  ribadito che “gli OPG non devono essere considerati dei non luoghi, dove la vita è assente. Per la mia esperienza – ha concluso – in questi luoghi le persone si aggrappano ardentemente alla vita e nonostante la sottrazione dello sguardo negato dagli altri, il loro sguardo rimane un testamento dell’essere uomo.”

Cronoche da un manicomio criminale è stato dedicato dagli autori a Sergio Piro.