ROSE OGGI, NON CRISANTEMI DOMANI

Dopo il generale israeliano in pensione e il parlamentare della Knesset a bordo della “Marianne”, anche l’associazione pacifista israeliana Gush Shalom, cui se ne sono aggiunte in giornata altre 6, chiede al proprio governo di non attaccare militarmente, come ha già dichiarato, le imbarcazioni che compongono la Freedom Flotilla III (“Marianne”, “Rachel”, “Vittorio”, “Juliano”), attualmente in acque internazionali, di ripensarci e permetterne il libero passaggio, come è loro diritto, per raggiungere Gaza, il porto della Palestina.
L’informazione nostrana, a parte le solite rare eccezioni, non pare curarsi del fatto che, di fronte all’immobilismo della comunità internazionale, attivisti dai 5 continenti, su quattro barchette, chiedono al mondo di far rispettare il diritto internazionale, ponendo fine all’illegale e disumano blocco di Gaza. La delegazione di 47 persone, di diverse culture e religioni, comprende attivisti per i diritti umani, parlamentari da Israele, Giordania, Spagna e Grecia, una suora, un’europarlamentare, un sassofonista israelo/svedese, il primo presidente della primavera tunisina Marzouki, un agricoltore italiano. Tutte queste persone hanno scelto di comportarsi secondo i principi della non-violenza; diversamente, non sarebbero potute salire a bordo. Dall’altra parte dello specchio acqueo, quasi fosse un ribaltamento del senso delle parole, i profughi della Striscia distrutta, ad attendere da terra, trepidanti, persone in arrivo dal mare che vogliono abbracciarli e dire loro che non si sono dimenticati delle loro esistenze. Le statistiche della Banca Mondiale parlano del più alto tasso di disoccupazione del mondo, da parte dell’ONU la richiesta di togliere il blocco come necessità umanitaria, i pescatori colpiti dal fuoco della marina israeliana solo perché provano a gettare le reti per sopravvivere.
La situazione è drammatica.
Di fronte a ciò, le dichiarazioni bellicose del Primo Ministro israeliano che ha istruito la marina militare per bloccare le barche in acque internazionali, sequestrarle e portarle in un porto israeliano, arrestare e interrogare i passeggeri, per non parlare del consiglio dato al governo da parte di influenti editorialisti di affondare la flottiglia. Una delle barche, che avrebbe dovuto unirsi alle altre, è stata probabilmente sabotata. Da giorni imbarcazioni non identificate seguono da vicino il peschereccio “Marianne”, che ieri ha visto anche il sorvolo di un aereo da ricognizione. Tutto questo, lo ribadiamo, capita in acque internazionali. Ci parrebbe di essere in presenza, come visto, di molte notizie da dare; infatti a bordo delle imbarcazioni trovano posto gli inviati di “Al Jazeera”, “Euronews”, “Maori TV” (Nuova Zelanda), “Al-Quds TV”, “Channel 2 TV” (Israel) e “Russia Today TV”, oltre a diversi giornalisti indipendenti della carta stampata.
Ribadiamo che la rotta della Freedom Flotilla III prevede il passaggio da acque internazionali ad acque palestinesi, senza toccare nemmeno lontanamente le acque territoriali israeliane; sta qui l’incredibile prepotenza dichiarata dal governo di occupazione, e la risposta muta della comunità internazionale.
Proprio per questo abbiamo diretto, allarmati, una missiva al Presidente Mattarella, al Primo Ministro Renzi, al Ministro degli Affari Esteri Gentiloni, all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Mogherini, una richiesta per tutelare il diritto alla navigazione in sicurezza per Freedom Flotilla III. Appello che si aggiunge a quello sottoscritto da più di 100 europarlamentari.
Oggi ci arriva come una giornata di sole dopo settimane di pioggia, il sostegno delle associazioni ebraiche e palestinesi al nostro arrivo in sicurezza a Gaza, la loro richiesta al governo israeliano di non attaccarci. È una presa di posizione molto coraggiosa in un paese dove la narrazione dominante tratta i non allineati come antisemiti o, se ebrei, come traditori della nazione.
Non vi chiediamo di condividere il metodo di affermazione di libertà e diritti che ha scelto la Freedom Flotilla III, giacché ogni associazione di persone valuta il modo in cui perseguire i propri obbiettivi.
Vi chiediamo solo, oggi, non domani, a nome dell’appartenenza al Restare Umani che ci accomuna, di sollecitare, nelle forme a voi più congeniali, le nostre istituzioni italiane ed UE ad erigersi a difesa dell’incolumità di liberi uomini e libere donne che desiderano, nel loro piccolo, contribuire alla liberazione di altri uomini e altre donne.
Non lasciamo assaltare in acque internazionali queste persone, non lasciamole sole, indifese, di fronte a una forza militare che ha già ucciso persone come loro.

Chiediamo le rose oggi, non i crisantemi domani.

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