Migrazioni italiane di ieri e di oggi

Una serata-evento dedicata al cinema dell’emigrazione apre la seconda settimana del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli

LUNEDÌ 12 NOVEMBRE 2012 – ore 19,00 Napoli, Basilica S. Giovanni Maggiore (Largo S. Giovanni Maggiore 30)

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Tutti gli eventi sono gratuiti

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In un incontro in collaborazione con la Cineteca di Bologna saranno presentati quattro documentari inediti di registi italiani emigrati del Novecento. Sonorizzazione dal vivo di “Dagli Appennini alle Ande” con musiche di Fabio Renzullo eseguite in coppia con Massimo Imperatore. Incontro con la FILEF e finale con Compagnia Daltrocanto.
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La seconda settimana del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli si apre con una serata-evento dove protagonista è il cinema dell’emigrazione. L’appuntamento, che si svolgerà lunedì 12 novembre a partire dalle ore 19,00 presso la Basilica di San Giovanni Maggiore, avrà come titolo “Migrazioni italiane di ieri e di oggi” e sarà realizzato a cura di Elena Correra che, dal 2009, segue per la Cineteca di Bologna i progetti Napoli/Italia e Cinema dell’emigrazione.
L’incontro sarà l’occasione per conoscere quattro pellicole inedite realizzate da registi italiani emigrati nel Novecento. Il primo film proposto, un muto del 1916 firmato da Umberto Paradisi e intitolato “Dagli Appennini alle Ande”, sarà sonorizzato dal vivo con musiche originali composte da Fabio Renzullo ed eseguite da Massimo Imperatore alla chitarra e Fabio Renzullo alla tromba.
Gli altri film sono “I sogni dei Musiù” di Enzo D’Ambrosio (1961, 10’), “Gli isolati” di Toni De Gregorio (1964, 9’) e “Nel silenzio dei sassi” di Romano Scavolini (1968, 11’).
Alla serata prenderà parte anche Rodolfo Ricci, coordinatore nazionale FILEF – Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e Famiglie, il quale si soffermerà sulle nuove emigrazioni italiane.
In chiusura, la Compagnia Daltrocanto eseguirà brani della tradizione del Sud Italia. L’ensemble è attualmente composta da strumenti di diverse aree geografiche e musicali che si intrecciano con le voci e le danze dando vita a uno spettacolo dalla trascinante energia sonora.

I FILM

Dagli Appennini alle Ande (di Umberto Paradisi, 1916, 37’)
Tratto dall’omonimo racconto di Edmondo De Amicis. Il piccolo Marco parte da Genova per ritrovare la madre, emigrata in Sud America e molto malata. Dopo una lunga traversata atlantica e mille peripezie, il fanciullo può riabbracciare la madre che, appena guarita, ritornerà in patria con il figlio.
I sogni dei Musiù (di Enzo D’Ambrosio, 1961, col, 10’)
Questo documentario illustra le condizioni di alcuni paesi della Lucania e della Campania, da dove gli uomini non possono fare altro che emigrare. Emigrano soprattutto in America e in Venezuela. A Caracas gli emigranti vengono chiamati “musiù”, che nello spagnolo parlato in Venezuela significa straniero, di razza bianca, originario di paesi non ispanici. Essi sognano di poter tornare alla terra che li vide nascere. Coloro che riescono e realizzano questo sogno si costruiscono nuove case vicino al mare e cercano di rendere più accoglienti i loro paesi costruendo strade, cinematografi, chiese e monumenti, dove spiccano nomi che ricordano il Venezuela.
Gli isolati (di Toni De Gregorio, 1964, col, 9’)
Nel Borinage (in Belgio), accanto alla miniera, dimorano nelle cantine della società mineraria una decina di italiani; sono emigranti minatori, scapoli o con la famiglia in Italia, che vivono completamente isolati dalla società. La lontananza della famiglia, l’ostilità dell’ambiente, li ha resi estranei in patria e non ha permesso loro di inserirsi nella società dove lavorano. Il documentario si propone di illustrare le difficoltà del lavoro e il triste squallore dei loro svaghi.
Nel silenzio dei sassi (di Romano Scavolini, 1968, bn, 11’)
Il film è costituito da immagini di Rocca Calascio, a circa trenta chilometri da L’Aquila, scavato nella roccia, su un’altura a 1400 m. sul livello del mare, dominato da un castello feudale. Ora è un cimitero di case pieno di silenzio, attraversato dal rumore del vento. A tratti vengono inserite fotografie di abitanti passati e di armenti. La voce di commento spiega che dal paese se ne sono andati tutti, è completamente abbandonato dal 1956. Un tempo era fiorente per la pastorizia e la produzione di formaggi, poi la crisi armentizia di inizio secolo, quella del ’29 e la guerra hanno causato l’emigrazione massiccia soprattutto verso Belgio e Francia.

APPROFONDIMENTI

La CINETECA DI BOLOGNA nasce dalla volontà di recupero del patrimonio cinematografico e di continuo dialogo con il presente. A quasi cinquant’anni dalla sua nascita, nel 2012 la Cineteca diventa Fondazione per meglio utilizzare le proprie energie e per aprirsi a più dinamiche prospettive di lavoro e di ricerca. La Fondazione Cineteca di Bologna è un luogo di conservazione archivistica e di restauro, di promozione e diffusione del cinema e dell’audiovisivo, di formazione, di ricerca, di produzione editoriale. È membro effettivo della Fédération Internationale des Archives du Film (FIAF) dal 1989, e dell’Association des Cinémathèques Européennes (ACE) dalla sua creazione. Dall’estate del 2000, con l’inaugurazione della nuova sede all’interno della Manifattura della Arti, la Cineteca di Bologna è un polo importante della nuova cittadella dell’audiovisivo, composta di archivi, biblioteche, mostre, laboratori, sale cinematografiche e uffici.
Da oltre 40 anni, seguendo l’insegnamento di Carlo Levi, FILEF è impegnata in attività di ricerca, di formazione ed orientamento a favore dei cittadini migranti: è dal lavoro di studio e di indagine che emergono bisogni, necessità e aspirazioni delle comunità italiane all’estero e degli immigrati in Italia. Filef sostiene presso le istituzioni nazionali ed internazionali i diritti e le opportunità interculturali rappresentate dai milioni di migranti in Italia e nel mondo. FILEF è interlocutore attivo di proposta e di intervento, soprattutto nell’ambito dell’orientamento, della formazione e riqualificazione, dell’inserimento lavorativo e di ogni attività volta a valorizzare il grande bacino di risorse umane rappresentato da centinaia di milioni di cittadini in movimento.