Le premesse

Annunciata come un’edizione molto complessa e delicata, Il XIV Festival si è confermato denso di novità e di rivelazioni in merito ai casi esaminati, a partire da quelli di Luca Attanasio e Mario Paciolla che, da angolazioni diverse, chiamano in causa l’Organizzazione delle Nazioni Unite, principale target dell’edizione 2022.

ONU: la Pace (im) possibile” ha esplorato alcuni dei casi di studio che, a nostro avviso, offrivano spunti di riflessione su aspetti problematici dell’Organizzazione, per comprendere i motivi della crisi che attanaglia l’ONU, istituzione a tutela della Pace globale, e svelarne i boicottaggi, gli errori, le insufficienze ed anche i successi nella lotta alla povertà, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, la rivoluzione culturale connessa allo Sviluppo Umano. Insomma, luci ed ombre di una straordinaria esperienza politica e sociale che dura da 75 anni e che oggi rischia di scomparire sotto il peso dei conflitti diffusi che avvelenano il Pianeta e del riemergere di dittature, sovranismi e nazionalismi che speravamo seppelliti nel cuore del Novecento.

Luca e Mario, vite parallele.

Memorabili resteranno in tal senso le affermazioni della relazione introduttiva di Roberto Savio, giornalista ed opinionista di Othernews e le parole di Francesca Albanese, rapporteur dell’Onu in Palestina, convinta della forza del suo ruolo all’interno della disputa tra Israeliani e Palestinesi, esempio di sinergia tra l’ONU e gli esperti della società civile, che incarna la speranza di rilancio delle Nazioni Unite non affidata soltanto al lavoro politico dei Governi. Un grazie sentito anche al prof. Alessandro Polsi dell’Università di Pisa per il suo competente contributo sul futuro dell’ONU e a Salvatore Altiero, esperto di migrazioni climatiche.

Meravigliose sono suonate le parole di Zakya Seddiki Attanasio, vedova del nostro ambasciatore Luca deceduto sul percorso di Pace che lo portava nelle regioni dell’oriente congolese, quando ha affermato l’importanza del messaggio lasciato da suo marito nel difendere ad ogni costo i bambini di un Paese straziato dalla guerriglia e dalle bande legate ad interessi neocoloniali. Il prezioso lavoro di semina dei coniugi Attanasio ci ha aiutato a trovare convinte sinergie tra la ong Mama Sofia e il mondo della solidarietà napoletana, cosa che è stata per noi motivo di orgoglio; e per questo siamo grati al giornalista Matteo Giusti per averci guidato nella complessa vicenda umana e professionale del nostro Ambasciatore.

All’avv. Alessandra Ballerini, storico presidio della legalità e dei Diritti Umani, e ai giornalisti Simone Ferrari e Gianpaolo Contestabile collegati dall’America Latina, siamo grati per le loro testimonianze che supportano la instancabile battaglia giudiziaria di Pino Paciolla ed Anna Motta, i coraggiosi genitori di Mario. La passione di Valerio Cataldi, caporedattore della RAI e amico di Mario, ha segnato una serata indimenticabile del Festival.

Le scuole e l’università

Particolarmente intensi sono stati gli appuntamenti con Scuole e Università partenopee, arricchiti dal tradizionale incontro con l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti con cui, da molti anni, il direttore Raffaele Crocco, Beatrice Taddei Saltini e i loro collaboratori portano a Napoli la tradizione del grande giornalismo degli inviati speciali. Quest’anno il gradito ritorno all’Università Orientale è stato accompagnato dalla relazione del dott. Luciano Carrino, presidente della scuola KIP International, e dall’introduzione di Anna Motta Paciolla, madre di Mario, e della prof.ssa Fabiana Sciarelli.

Siamo stati illuminati dalla saggezza dell’Arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, e del vescovo emerito di Ivrea, Don Luigi Bettazzi, quasi centenario, che hanno ricordato, rispettivamente, l’importanza delle parole di don Milani e il valore dei semi di Pace sparsi all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, in contrasto con l’agire della Nato e delle regole che bloccano il Consiglio di Sicurezza ONU. Abbiamo appreso da questi due uomini di fede e dal commento dei dirigenti di Pax Christi, Franco Dinelli e Filippo Severino, come ci sia ancora abbastanza speranza e coraggio, nell’insegnamento della storia e dei Maestri, per impedire che le ambizioni degli interessi nazionali abbiano il sopravvento sulla solidarietà e sull’umanesimo che impregna le nostre leggi, dalla Costituzione alla Carta delle Nazioni Unite.

La criminalizzazione della solidarietà e le navi umanitarie

Un contributo importante lo ha dato anche l’europarlamentare on. Rosa D’Amato, del gruppo GREENS EFA, testimone della criminalizzazione della solidarietà che imperversa in Europa contro i difensori dei migranti, che ha contribuito al dossier di denuncia che è stato presentato a Riace nello scorso giugno a sostegno della libertà di Mimmo Lucano. La forza militare con cui l’Europa, esternalizzando le frontiere, sta cercando di frenare l’ingresso dei disperati che provengono da guerre e carestie, fa il paio con le misure di repressione verso chi ospita e accoglie, all’interno della Fortezza, queste ondate di fuggitivi.

Ed è proprio alle eterne leggi del mare e della solidarietà verso chi soffre che è stato ispirato l’ultimo atto degli Eventi Internazionali, la promozione di un messaggio rivolto alle Nazioni Unite per chiedere l’eliminazione della zona SAR a responsabilità libica e assegnare il vessillo dell’ONU alle navi umanitarie impegnate nel salvataggio dei profughi che rischiano la vita in mare.

La serata dedicata alla discussione di questo appello, atto conclusivo del nostro XIV Festival, ha subito un inatteso cambio di programma, per il dissenso emerso tra i presenti e le affermazioni contenute nel film “L’Urlo”, forse improvvidamente proposto per introdurre la tematica del salvataggio a mare. Le condizioni di palese difficoltà in cui ci siamo trovati nel gestire l’asprezza della protesta emersa dopo i primi minuti di proiezione e l’evidente desiderio di salvaguardare il proseguimento della serata (in assenza del Coordinatore, responsabile della sicurezza, costretto a casa da motivi di salute), hanno consigliato di sospendere la proiezione e chiedere scusa a tutti i presenti, proseguendo con la programmazione successiva. Riteniamo che una discussione critica, trasparente e partecipata avrebbe potuto rappresentare una importante occasione di chiarimento delle differenti posizioni, contro la narrazione strumentale sul diritto del mare e del salvataggio di chi fugge dalla disperazione.

Di questo cambiamento di programma chiediamo scusa al regista Michelangelo Servergnini e al pubblico presente in sala. Le condizioni di collegamento a distanza, stabilite in emergenza, non erano purtroppo tali da assicurare, al Coordinatore, la dovuta serenità nelle scelte.

Gli obiettivi di lungo periodo e l’arrivederci alla XV edizione

Resta comunque l’importanza del nostro appello all’ONU a cui daremo, come previsto, seguito nelle prossime settimane, per difendere e riaffermare regole e comportamenti che la legge internazionale prevede da tempo e del cui rispetto l’Organizzazione delle Nazioni Unite deve farsi carico con una scelta che sollecitiamo e auspichiamo. Siamo particolarmente riconoscenti a padre Alex Zanotelli che ci segue da sempre, all’avv. Arturo Salerni e al presidente AAMOD Vincenzo Vita che hanno avuto parole di apprezzamento per il nostro impegno, aderendo da subito al nostro appello.

Cogliamo infine l’occasione di questa sintesi per rendere merito all’impegno con cui gli autori e gli amici dell’Atlante delle Guerre, di Un Ponte per, della FICC, della nave RESQ People Saving People, i tecnici, gli ospiti, i giuristi, i giornalisti, i registi, i partner (Regione Campania, Film Commission Campania, Comune di Napoli, Ambasciata di Svizzera in primis), gli sponsor (Pax Christi, ExpoItaly, Banca Etica, Amnesty Italia e Diari di Cineclub), le giurie del concorso cinematografico, l’Associazione Alberto Benetti di Massa Carrara,  associazioni locali, le ong e il pubblico, hanno partecipato e sostenuto il nostro XIV Festival, dandoci la possibilità, nei prossimi mesi, di diffondere le opere selezionate e premiate e trasmettere i messaggi di umanità e solidarietà che ci sforziamo di affermare dall’inizio del nostro percorso pluriennale.

Un ultimo grazie agli amici ed amiche del Circolo Culturale “J” di Mergellina che hanno ospitato le proiezioni in presenza dei film selezionati che, dopo la fine dell’emergenza pandemica, sono un segnale di ritorno alla vita e all’incontro, come la vicinanza del regista Alessandro Negrini, che ci ha aiutato a scoprire i vincitori di premi e menzioni e la gradita partecipazione della delegazione dell’Ambasciata Svizzera guidata da Julie Meylan.

Un abbraccio fraterno ad Angelica Romano, Angela Mona e Alfio Nicotra di Un ponte per, che ci hanno accompagnato in questo viaggio lungo due settimane attraverso la ricerca della Pace e dell’ONU smarrita e un abbraccio all’instancabile Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina, per il suo aiuto insostituibile.

Grazie veramente a tutti voi e alla Città di Napoli che ci accoglie sempre con amicizia.

La lotta per i Diritti Umani, a Napoli e nel mondo, è quanto mai urgente e il Festival non smetterà di fare la sua parte.