La cerimonia conclusiva della SPECIAL MEDITERRANEAN EDITION 2014 del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, celebrata la sera del 25 ottobre scorso presso l’Auditorium Europa della Mostra d’Oltremare, animata da numerosi spunti vivaci e polemici, ha lasciato un’eredità molto pesante per l’associazione “Cinema e Diritti” che si propone di affrontare questa nuova fatica nel prossimo anno.

Foto Pino Bertelli

Foto Pino Bertelli

La costruzione del “FORUM MEDITERRANEO DEI DIRITTI” di Napoli, una sorta di casa comune dei movimenti che si battono per i Diritti Umani in tutto il bacino del nostro Mare, un nuovo appuntamento per tutti gli attivisti della democrazia e della pace, assume sin da ora un profilo critico, per la natura ampia e complessa dell’area interessata e per la eterogeneità delle situazioni da affrontare, tra cui spiccano quelle di Siria e Palestina, per l’alto numero delle variabili politiche in gioco e per la durezza dei conflitti in corso.

La SPECIAL MEDITERRANEAN EDITION 2014 ha funzionato come prova generale del confronto interculturale che vorremmo nascesse a partire dal 2015 nella nostra città, perché ha mostrato la complessità del compito che ci attende e la rilevanza dei temi trattati, dalla religione alla condizione della donna, dall’ambiente alle conseguenze degli elevati flussi migratori, fino alla difficoltà di convivenza e di accoglienza che le nuove barriere confinarie stanno evidenziando, non ultime quelle sollevate dalle politiche comunitarie che vedono diverse posizioni anche in seno alla Unione Europea.

Abbiamo a che fare con un mosaico di lingue e di tempi storici, con un gran numero di Paesi che vivono le stesse contraddizioni con differenti tradizioni culturali e storiche, a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro, con inevitabili conseguenze reciproche legate ai rispettivi equilibri sociopolitici. Eppure è fin troppo evidente la scarsa coscienza della nostra identità mediterranea, frazionata da lunghe divisioni storiche che preesistevano alla divisione in blocchi del Novecento e che ancora sono lontane dall’essere riassorbite.

Il tentativo del Festival di Napoli di creare un luogo d’incontro e di dialogo che al momento non esiste, assume quindi una rilevanza storica per la Città e per i popoli mediterranei che lottano separatamente per i proprio diritti e vorrebbero una maggiore attenzione dalle altre comunità vicine. In questa nuova scommessa, un ruolo determinante lo assumono le istituzioni locali e sovranazionali, ma soprattutto la società civile che il Festival di Napoli, da sempre, intende rappresentare e stimolare. E’ tempo di agire e di mobilitarsi, guerre e rivoluzioni sono alle porte di casa, non possiamo pensare di tacere e chiudere gli occhi.

La nostra cittadinanza europea non può prescindere da un atteggiamento consapevole e partecipativo di quello che accade nella sponda meridionale e orientale del Mare Mediterraneo; non sarà alzando nuove barricate o installando nuovi radar che si potrà controllare il fenomeno migratorio dettato dalla brutalità di guerre senza quartiere e non saranno i CIE o i CARA a poter reggere il peso di questa fuga disperata dalla morte a cui sono costretti milioni di africani e mediorientali.

E’ tempo che l’Italia si riappropri di una conoscenza più profonda della politica estera e dei precari equilibri politici delle comunità vicine, educandosi all’ascolto e all’ospitalità; la nostra gente dovrà parlare di questi argomenti nelle scuole, nelle università e nelle strade per capire cosa sta accadendo al nostro mondo.

E il Cinema, quello che noi chiamiamo Cinema con la “C” maiuscola, è l’unica lingua comprensibile in questa meravigliosa e terribile Babele che è il Mediterraneo dei nostri giorni. Comincia il nostro nuovo viaggio, stateci vicini.

Associazione “Cinema e Diritti”