San Giorgio a Cremano, 12 novembre 2011 – quinto giorno di Festival

Le lezioni del cosiddetto terzo mondo …

Finalmente ci siamo riusciti… a parlare di diritto all’informazione. Ci sono riusciti gli amici di Openmind che, al debutto al Festival, hanno portato, a San Giorgio, Davide Dozza, un maxi esperto di software libero e hanno ospitato i nostri amici della Cultural Video Foundation di Nairobi per parlare di Ushaidi, un sistema di comunicazione molto essenziale ma ben referenziato che fu concepito alcuni anni fa per monitorare le elezioni keniote. Molti dei sistemi di comunicazione che hanno costituito la rivoluzione digitale del ‘900 (vedi Internet) sono nati o sono stati sperimentati in situazioni di conflitto o di simulazione, a voler dimostrare che l’acuto bisogno stimola l’ingegno degli uomini alla creazione. Terremoti, guerre, conflitti sociali, rivoluzioni hanno visto trionfare i social network e la capacità di fare rete in tempo reale per consentire agli esseri umani di salvare vite o dirigere le loro energie nella direzione voluta.

Anche Ushaidi (il testimone) è nato in queste condizioni e Vincenzo Cavallo, napoletano che vive da un po’ di anni in Kenya,  ce lo racconta come una teoria filosofica, sottolineando che le tecnologie non sono neutrali, ma hanno dentro di sé il disegno di una strategia politica. La sua intuizione di “moltitudine informazionale”,  un ibrido che vorrebbe condividere con Negri e Hardt, ha del profetico perché ci illustra un mondo smembrato dagli egoismi del neoliberismo che trova la sua nuova coesione nel palmo della mano, in un telefonino che ormai rassomiglia ad un robot e ci tiene aggiornato sui pensieri e i sogni del nuovo proletariato urbano, costruendo un’utopia antagonista che il capitalismo occidentale credeva di avere frantumato per sempre. è vero, gli atomi disintegrati della società moderna hanno di nuovo bisogno di ricomporsi, rimettono in piedi il puzzle di una società multiculturale e multietnica che il marxismo aveva delineato come ultimo stadio del capitalismo e questo software libero sembra essere l’arma migliore delle nuove masse che da piazza Tahrir ad Haiti si trasmettono immagini e grida d’aiuto in cerca di nuove solidarietà.

Anche stasera la mia memoria, alle parole di Vincenzo, vola verso la Napoli della fine dello scorso secolo, quando un nuovo sindaco ci fece sognare che la città partenopea poteva diventare la capitale delle comunicazioni e la sede dell’Authority nazionale, il luogo in cui sarebbero venuti tutti i grandi carrier della telefonia mondiale a portare le loro ultime novità e forse avremmo anche visto passare Steve Jobs coi suoi gioiellini palmari. Ma non fini proprio così, ci si accontentò di un pasticcio italiano e di qualche posto di lavoro privilegiato e l’Italia scivolò in basso, Napoli perse le sue fabbriche di tecnologia e i suoi gruppi software per lasciare spazio a New Delhi e a città molto più povere e piene di grinta. è anche questa una storia che andrebbe raccontata ai ragazzi e ai meno giovani, per non dimenticare. Oggi a guardarsi attorno non ci sono nemmeno più le tracce di quella “primavera” e un autunno freddo ci aspetta con i suoi banchieri grigi che rassomigliano agli esattori e ai gabellieri dell’800.

Anche Napoli ha avuto questa stagione che oggi sfiora Nairobi e i Paesi arabi, anche noi abbiamo sognato di poter diventare il futuro del mondo come racconta nel documentario di Enzo Nucci la ragazza indiana che governa l’hub di Nairobi e abbiamo perso un’occasione straordinaria, ma per fortuna l’orologio del tempo ha solo 12 ore e torna sulle stesse cifre, ci sarà anche per noi un’altra occasione.

Stasera Villa Bruno sembra un cyber center del Sud del Mondo grazie a Roberto e a Vincenzo che ci hanno fatto un po’ sognare con i loro racconti vecchi e nuovi, ma per fortuna i laboratori di ieri mattina e di stamattina erano pieni di ragazzi veri, non di sogni e ricordi, e il software libero cammina sulle sue gambe da un bel pezzo. La moltitudine avanza, la primavera si avvicina.

Maurizio Del Bufalo